
Fedele Rasa è il nome della vittima numero 336 dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine, non una dei 335 uccisi all’interno delle cave ma probabilmente ferita a morte all’esterno da parte di un soldato tedesco che aprì il fuoco su di lei, dopo che ella non udì l’alt intimatole.
La storia di Fedele Rasa, nata a Gaeta nel 1870 e sfollata a Roma nel Villaggio Breda, è stata riscoperta dal cronista giudiziario e scrittore Cesare de Simone e ripresa, tra gli altri da Corrado Augias nel suo libro I segreti di Roma: storie, luoghi e personaggi di una capitale:
In realtà i morti non furono nemmeno 335 bensì 336. L’ultima vittima fu un’anziana donna di settantaquattro anni, Fedele Rasa, nata a Gaeta e abitante nel campo sfollati Villaggio Breda. Come ogni giorno s’era recata a fare cicoria nei prati adiacenti alle cave. Una sentinella tedesca intimò l’alt che Fedele, un po’ sorda, non ud’. Il soldato dece fuoco ferendola mortalmente. L’episodio è stato scoperto da Cesare de Simone spulciando i registri del pronto soccorso dell’ospedale del Littorio (oggi San Camillo)
Un’altra testimonianza della vicenda viene fornita dal sito CoreOnline, un magazine online del VII Municipio di Roma:
Quando si parla delle vittime delle Fosse Ardeatine, generalmente si citano le 335 anime uccise, cinque in più di quelle previste per un fatale errore di calcolo dei tedeschi. De Simone nel suo libro tratta un’altra terribile scoperta: l’omicidio di un’anziana donna, Fedele Rasa, consumatosi proprio nei pressi delle cave, in quel medesimo 24 marzo. Un fatto venuto alla luce proprio per le estenuanti ricerche dello storico De Simone che trovò nei registri dell’allora ospedale del Littorio, oggi San Camillo, una nota relativa al decesso dell’anziana donna. L’episodio, ripreso anche da Corrado Augias nel suo fortunato libro “I segreti di Roma”, fu ricostruito in questi termini: la donna, abitante nel non vicino Villaggio Breda, un campo sfollati situato lungo la via Casilina, stava cogliendo le verdure nei pressi delle cave quando fu colpita da colpi di arma da fuoco. La motivazione più accreditata, in merito a questo inspiegabile omicidio, fu che la donna si rese colpevole di non essersi fermata, probabilmente per motivi di sordità, all’alt intimatogli da un militare tedesco. Il fatto avvenne intorno alle ore 17, quando la zona cominciava ad essere presidiata perché scelta per la strage che poi ebbe luogo nelle due ore successive. Fedele Rasa, settantaquattrenne nativa di Gaeta, la “336esima” vittima non ufficiale della strage delle Fosse Ardeatine, morì poco più tardi, nelle prime ore del 25 marzo, all’indomani di una delle giornate più tristi della nostra storia.